Lo scorso 27 settembre l’11ª Commissione del Senato (Lavoro, previdenza sociale) ha presentato lo schema di testo unificato sulla figura del caregiver, ossia un testo che avrebbe dovuto inglobare i tre DdL (Disegni di Legge) discussi in Senato, prendendo il meglio da ciascuno.
“Ma così non è stato” – sostiene la FIRST (Federazione Italiana Rete Sostegno e Tutela dei diritti delle persone con disabilità). “Se è possibile, le proposte, convergendo, sono state peggiorate. Il testo unico sul riconoscimento del lavoro di cura dei familiari (indicato troppo genericamente con il termine caregiver) è da bocciare con fermezza, per l’incompletezza e la mancanza di tutele a cui viene esposta la figura del caregiver. Oltre allo svantaggio di trovarsi in un Paese in cui ancora non esiste la presa in carico delle persone con disabilità e dove tutto il carico assistenziale è demandato alla famiglia, si aggiunge la beffa di ritrovarsi a leggere un testo unico totalmente insufficiente.
Il familiare che si dedica a un proprio caro con disabilità, per l’impegno costante e prolungato nel tempo, vive in una condizione di abnegazione, che compromette i diritti umani fondamentali: quelli alla salute, al riposo, alla vita sociale e alla realizzazione personale. Senza il lavoro svolto dai caregiver familiari in forma gratuita, il costo economico delle tante persone che hanno bisogno di assistenza continua, sarebbe insostenibile per lo Stato. La legislazione italiana si trova in netto ritardo e arretratezza rispetto ai regolamenti che vigono in diversi paesi europei in questa materia. E non bisogna necessariamente guardare al Nord Europa per trovare norme e prassi di grande civiltà sulle specifiche tutele per i caregiver familiari. A esempio, in Grecia tra le tutele previste per il caregiver si ha diritto al prepensionamento dopo 25 anni di contributi versati. Nell’andare ad analizzare i 4 articoli dello schema di testo unificato sulla figura del caregiver troviamo una serie di elementi negativi e discriminatori. L’art.1 identifica il caregiver solamente con colui che presta attività di cura nei confronti di persone con disabilità gravi. L’art.2 comma 1 torna a risuonare la frase nei limiti delle risorse disponibili. L’art.2 comma 1b rimanda la responsabilità alle regioni, togliendo l’onere al nostro Governo. Nell’art.3 troviamo l’identificazione del caregiver con un prestatore volontario di cura e restringe la platea di chi è può essere riconosciuto caregiver.
Queste sono solo alcune delle macro-criticità. La federazione FIRST boccia pertanto l’intero impianto del testo unico auspicando che, in linea con le reali esigenze dei caregiver, interconnesse con la vita del proprio caro con disabilità, si arrivi ad un testo che garantisca tutti i supporti e le tutele necessarie affinchè chi si prende cura di un suo caro con disabilità, goda di buona salute e riesca a poter vivere e far vivere una vita dignitosa a sé stesso, al proprio caro ed al proprio nucleo familiare.
La materia è quanto mai delicata e per declinarla in tutte le sue sfaccettature è necessaria che ci sia saggezza nell’ascoltare tutte le parti coinvolte per arrivare ad una legge per tutti, senza esclusioni, discriminazioni, favoritismi o dimenticanze”.